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Storie di Radio – Carlo Massarini: Dalla radio alla televisione con tanta musica nelle vene

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di Silvia Giansanti –

Stimatissimo personaggio che ha fatto la storia della radio e della televisione all’insegna dei programmi musicali. Oggi è la volta di “Vivo dal Vivo 2010-2023”: 120 concerti raccontati e fotografati

Siamo cresciuti e soprattutto siamo stati fortificati dal punto di vista musicale da “Mister Fantasy”. Carlo Massarini è da sempre un vero intenditore e un profondo conoscitore di musica. Ma attenzione, il suo aggancio con l’universo dello spettacolo è avvenuto attraverso quel mondo magico che è la radio. Immaginiamo gli anni ’70, un’epoca in cui i programmi finivano addirittura alle 21.30, quando c’era il bollettino dei naviganti, il cicalino e la filodiffusione. Una vita fa insomma. Personaggio stimatissimo nell’ambiente, di recente ha pubblicato un nuovo libro intitolato “Vivo dal Vivo 2010-2023”, dove racconta di nuovo la musica in modo coinvolgente. Il libro, la sua quarta pubblicazione, arriva dopo “Dear Mister Fantasy”, “Absolute Beginners” e “Pianoforte”.
Carlo, come è avvenuto il tuo aggancio con il mondo radiofonico?
“Facevo parte di un gruppo di persone che si recavano puntualmente in un negozio di dischi romano, ‘Consorti’. Aveva dischi d’importazione. In quell’occasione ho conosciuto Paolo Giaccio (giornalista, autore televisivo e produttore televisivo) e tramite lui è avvenuto l’approdo in radio sulla Rai. All’epoca, negli anni ’70, si lavorava in maniera diversa rispetto ad oggi. Nelle scalette musicali ci si poteva mettere di tutto, c’era libertà e le sequenze erano molto eclettiche. Mettevamo dentro tutto ciò che era bello. Non ci si fermava ad un settore. Personalmente ho sempre amato spaziare nei gusti musicali”.
Hai iniziato direttamente su Radio Rai?
“Sì, eravamo su quella che adesso è Radio Due. I programmi serali terminavano alle 21.30. Quando abbiamo iniziato a fare il nostro programma che finiva alle 22.30, sembrava notte fonda. Pareva strano”.
Hai avuto una carriera di successo. E’ mancato qualcosa nel tuo percorso?
“Qualcosa manca sempre. Si ha sempre voglia di fare mille cose che però, per una serie di circostanze, non si attuano. Ho condotto sempre programmi di grande successo e riscontro del pubblico, ma avrei voluto fare tanto altro, specie programmi musicali in tv che oggi sono spariti”.
Sei giunto alla tua quarta pubblicazione. Adesso è il turno di “Vivo dal Vivo 2010-2023”.
“Si tratta di 120 concerti fotografati e raccontati da me che vanno dal 2010 al 2023. C’è veramente di tutto; grandi personaggi, piccoli, noti e non noti. Ci sono grandi spazi e piccoli spazi e molte parti del mondo come provenienza musicale. Sono 120 concerti, uno diverso dall’altro, raccontati in presa diretta, come fosse quella sera stessa, cercando di regalare al pubblico emozioni. Chi acquista il libro, dovrebbe avere una mentalità molto aperta, si compiono dei salti notevoli in fatto di personaggi. Vasco Rossi ha scritto la prefazione”.
A proposito di personaggi, quale ti ha scosso maggiormente quando è scomparso?
“Ce ne sono stati molti. Quando eravamo giovani, ai tempi di ‘Mister Fantasy’, sembravano tutti immortali, avevamo questa sensazione, ma poi andando avanti, la prospettiva è cambiata e molti ci hanno lasciato. Mi ha scosso la morte di Leonard Cohen su tutti, è stata una colona sonora fissa della mia vita”.
Vuoi darci un’opinione sulla musica e sui personaggi attuali, riferendoci alle nuove leve?
“E’ un panorama variegato, chi è cresciuto negli anni d’oro della musica, quindi negli anni ’60. ’70 e ’80, ha notato che c’erano dei limiti. Poi a poco a poco la musica, con mia grande gioia, ha avuto delle contaminazioni. Non a caso adoro tutt’oggi i Traffic, con il loro genere che spazia dal pop, al folk, fino ad arrivare al rock, passando anche per il rhythm and blues. C’è dentro davvero un po’ tutto. La musica si è frammentata, si è evoluta rispetto a quella che abbiamo avuto quando siamo nati. Ad un certo punto nel nuovo millennio, ci sono state nuove tendenze molto particolari. E’ nato il rap, che ha sicuramente condizionato la musica americana più di quella inglese. In Italia è arrivato parecchio dopo, a parte gli storici come Fabri Fibra e altri. La dimensione del rap si è evoluta con l’aggiunta della trap, dando vita a canzoni preferite solo dai giovani. Questo ha cambiato lo scenario per vari motivi. Il genere musicale è molto diverso rispetto a trenta o a quarant’anni fa e poi è cambiato il pubblico che si è fatto più giovane. Non me la sento di esprimere un’opinione sulla musica attuale, come per quella del passato, ci sono cose belle e meno belle. Ogni stagione ha i suoi eroi, come si suol dire”.

 

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