di Alessandro Cerreoni
Qual è il significato più corretto di “medicina personalizzata”? Perché è fondamentale oggi considerare ogni individuo come un essere a sé? Come si supera lo scetticismo di chi ancora crede solo nei protocolli standard per tutti?
Ne parliamo con il dottor Antonio Gorini, un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato
Dottor Gorini, quando si parla di medicina personalizzata o medicina individuale, cosa si intende?
Sono termini “personalizzata” e “individuale” oggi molto usati. Ognuno li applica al suo mondo di conoscenze con significato diverso. Per alcuni vuol dire utilizzare una diagnostica di precisione, per altri utilizzare una terapia con obiettivi molecolari molto precisi e, quindi, relativi a quel preciso individuo, per altri ancora è la determinazione di aspetti genetici su cui basare l’intervento dietetico o terapeutico. Anche il marketing sanitario usa molto questi termini per accattivarsi le simpatie del cliente: “sto pensando proprio a te con questo prodotto…”. Ovviamente non c’è un giusto o sbagliato nelle definizioni di cui sopra. È la cultura occidentale moderna che ha creato la necessità di riportare in auge una medicina ritagliata sulle caratteristiche del singolo individuo. Dopo decenni di protocolli, linee guida, “massificazione” delle malattie, etichettatura del singolo in gruppi omogeni da trattare tutti allo stesso modo si è sentita la necessità di riparlare di personalizzazione. Nel mio modo di fare medicina non vi può essere un modo diverso per approcciare la diagnosi e cura. Ogni individuo è unico anche solo dal punto di vista biologico, fisico e biochimico, se consideriamo anche l’aspetto psicologico e spirituale diventa palese come ogni individuo sia un mondo a sé, un network infinito di collegamenti, strategie di funzionamento, sogni, desideri, azioni e reazioni, convinzioni potenzianti e depotenzianti, il macrocosmo all’interno di un microcosmo. Le culture più antiche hanno sempre considerato il singolo come un complesso sistema corpo-mente-spirito. Nel ciclo degli avvenimenti umani ora si sta tornando a considerarlo in questo modo”.
Quanto è importante poter mettere al centro l’individuo e “cucirgli” addosso una cura personalizzata?
“Ben venga la diagnostica di precisione e le terapie “elettive” per il corpo malato, ma alla base della vera guarigione ci deve essere anche la salute mentale e la risposta alle domande sul senso della vita, risposte che fanno parte del mondo della filosofia e della spiritualità. La cultura dominante in cui siamo immersi ci fa credere che un mal di stomaco (gastrite) sia uguale per tutti, ne consegue che anche la terapia sia sempre la stessa per tutti. Se questo assunto fosse vero, di certo non lo sarebbe per la totalità delle persone. La gastrite da esame che ha l’universitario, non è la gastrite dell’alcolista, così come non è la stessa cosa per chi fa un digiuno forzato o per chi non produce sufficientemente succhi gastrici come accade spesso nell’anziano. Il colloquio iniziale per conoscere il paziente è fondamentale, ascoltare attivamente come viene raccontato un disagio, come viene approcciato e gestito istintivamente dal paziente, le sue abitudini di vita, l’alimentazione, i ritmi lavorativi e di riposo, le situazioni affettive, i conflitti esistenti, attuali e prima che comparisse il disturbo, sono tutte informazioni molto utili per comprendere la peculiarità del disturbo in quella specifica persona. Solo quando si è compreso il quadro d’insieme sarà possibile proporre una “cura” integrata per corpo-mente e spirito”.
Medicina difensiva e medicina individuale, protocolli e cure personalizzate: può coesistere un equilibrio nell’esclusivo interesse del benessere della persona?
“La risposta è già nella domanda. Se si mettesse al primo posto l’interesse del malato avremmo l’elemento fondante della medicina. Purtroppo, la politica ha messo al primo posto il “risparmio” e la lottizzazione dei posti di potere anche in sanità. Come si fa a risparmiare sulla salute dei propri cittadini? Non sprecare sarebbe giusto, ma totalmente sbagliato è risparmiare alla cieca, riducendo i servizi ed i posti letto, e obbligando così le persone a pagarsi le cure. Quando ho iniziato la mia pratica medica il malato percepiva che stavi lavorando per il suo bene, infine, una buona comunicazione completava il quadro ed era raro doversi difendere da denunce e aggressioni. Oggi le visite durano troppo poco, i reparti sono presi d’assalto, il medico ha, spesso, perso la capacità di comunicare e di conseguenza sono aumentati i contenziosi. Il sistema organizzativo/politico ha portato a ciò, insieme alla riduzione della formazione universitaria nelle competenze umane (empatia, comunicazione, intuizione, ascolto, ecc.) ed al corrispondente incremento dell’uso delle tecnologie”.
Qual è il principio su cui si basa la medicina individualizzata?
“A mio avviso il principio è considerare ogni individuo come unico e irripetibile e come un tutt’uno di corpo-mente-spirito”.
La medicina individualizzata presuppone un rapporto di massima fiducia reciproca tra medico e paziente, giusto?
“Il processo di guarigione è un processo che fa l’individuo. Il medico può dare indicazioni e suggerire la via più corretta, ma a guarire pensa l’individuo. Rovesciare i termini pensando che il paziente debba essere passivo e eseguire solo ordini prescrittivi non porta grandi risultati. Abbiamo sotto gli occhi come nonostante investimenti in farmaci super costosi non stiano diminuendo in nessun modo le problematiche cronico-degenerative come le malattie cardiache, i tumori, le varie forme di demenza, ecc., ecc. Ovviamente nelle problematiche acute, incidenti, ecc., il ruolo del medico è indiscutibile. Il rapporto di fiducia è indispensabile! Permette l’apertura nel dialogo e la confidenza nel riferire abitudini anche poco virtuose, che indirizzano verso una diagnosi e terapia. Ad esempio, un giovane che lamenta frequenti mal di testa, ma non riferisce per vergogna o ignoranza (o altro motivo) di assumere droghe quotidianamente porterà su una falsa pista il curante… L’alleanza tra medico e paziente è indispensabile nell’arte della cura, dove non vi è la matematica certezza del risultato, ma si può raggiungere un ragionevole stato di salute, aggiustando via via il percorso terapeutico in base a verifiche periodiche e confronti tra medico e paziente”.
Viviamo in un periodo storico dove ancora molte persone ancora fanno fatica ad uscire fuori dalla logica delle terapie standardizzate, a cosa è dovuto questo scetticismo?
“Gli ultimi 100 anni hanno costruito l’attuale cultura dominante in campo medico. Le persone sentono ciò che i vari mass media dicono 24/24 e si adeguano. L’industria farmaceutica ha sempre più peso nelle politiche sanitarie e nella stesura di linee guida e protocolli, inoltre, porta la sua influenza nella formazione del personale sanitario. L’accerchiamento del cittadino utente e cliente è completo. Avere una visione più ampia, che osa uscire dal cosiddetto “main stream”, non è affatto semplice. Circa un 20% degli italiani lo sta facendo e illumina la strada a chi sta dietro”.
La medicina individuale viaggia di pari passo con la medicina integrata?
“Chi segue la medicina integrata fa una medicina della persona, non potrebbe essere altrimenti, Fino a qualche anno fa la medicina integrata si chiamava “olistica” per indicare il prendersi cura dell’insieme”.
All’atto pratico, come cambia il lavoro di un medico che sceglie di svolgere il proprio lavoro mettendo al centro la persona?
“Cambia perché richiede più tempo, soprattutto in prima visita, e richiede la conoscenza di più discipline che possano raggiungere le varie chiavi di accesso all’individuo. Ad esempio, se il problema fisico ha origine emotiva, bisognerà lavorare sulle emozioni per risolvere il disturbo. Per far ciò si può lavorare in modi diversi a seconda delle preferenze del paziente e delle competenze ed esperienza del medico. Ognuno di noi ha una o più modalità preferenziali per accedere ai segnali di regolazione del nostro complesso mondo biologico. Per alcuni sarà preferibile usare tecniche di massaggio o di contatto corporeo, per altri tecniche energetiche, per altri sarà dominante la risposta a rimedi naturali o di sintesi chimica”.
Possiamo dire che esiste l’equazione tra medicina personalizzata e stato di benessere prolungato?
“Lo stato di salute psico-fisico e spirituale è più duraturo quanto più in alto si riesce ad andare, cioè quanto più diventiamo consapevoli e capaci di accogliere gli insegnamenti, che la vita ci manda. Queste “lezioni” arrivano anche mediante gli acciacchi fisici, i conflitti emotivi e le crisi esistenziali. Per questo la guarigione fa parte dei processi di crescita interiore e incamminarsi in questo sentiero è indispensabile. Ognuno lo farà col suo passo e col peso che deciderà di portarsi dietro. Alla fine, scopriremo la bellezza di camminare nel presente senza bagagli e pesi del passato o aspettative/desideri collocati in un futuro che non è. Questo è per me il senso della “Cura” e deriva dagli insegnamenti dei grandi Maestri, che hanno popolato il nostro mondo in ogni epoca e latitudine”.
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