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Renato Manzoni: “La Sindone violata”

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di Marisa Iacopino

“Sembra di vivere in una realtà nella quale ci siano voluti secoli per costruire e poche decadi per distruggere”. Lo scenario paventato non è tanto distante dal momento attuale. Siamo nel 2031. Tre personaggi chiave danno vita a un progetto temerario, la ‘Nuova via’. Con il romanzo La Sindone violata, Sensoinverso Edizioni, Renato Manzoni si interroga sul rapporto tra Scienza e Religione. Una riflessione bioetica per cui l’arte narrativa si rende particolarmente feconda. Abbiamo chiesto all’autore di raccontarci la sua esperienza.

Iniziamo con una provocazione: un cognome ingombrante come il tuo condiziona, ovvero incoraggia a entrare nel mondo letterario?

“Indubbiamente si tratta di un cognome con un certo peso, per chi desidera intraprendere la carriera di scrittore. Non ho mai avuto, però, l’impressione che mi condizionasse, piuttosto la sensazione che ci fosse qualcosa di intangibile, difficile da spiegare, che mi spingesse verso la scrittura. Scherzando dico sempre: un cognome, un destino. Nel mio piccolo, ovviamente”.

La sindone violata è il tuo primo romanzo?

“Sì, il romanzo d’esordio. Avevo scritto diversi racconti pubblicati in antologie con autori vari”.

La storia inizia nel 2006 e si dipana in un futuro abbastanza prossimo a noi, il 2031.  C’è un motivo particolare per cui hai fatto questa scelta?

“La scelta del periodo è fondamentale per le problematiche che la storia solleva. Tra l’altro nel 2006, quando tutto ha inizio, ci fu una fake news riguardante la Sacra Sindone, che mi è servita da spunto iniziale”.

Il libro esplora il singolare mondo della clonazione. Pensi che il destino dell’essere umano possa essere già compromesso da manipolazioni genetiche?

“Uno dei temi che mi è sempre piaciuto indagare è quello del rapporto tra Fede e Scienza. La clonazione, oltre a rappresentare una chiave narrativa fondamentale per lo sviluppo della trama, è stato un ottimo spunto per approfondire tale rapporto. Non sono contrario al progresso tecnologico, ma il romanzo si interroga sul desiderio e l’opportunità, per l’uomo, di utilizzare la clonazione a proprio piacimento, quasi a voler sovvertire le leggi della natura e giocare a essere Dio. Temo che la strada delle manipolazioni genetiche sia già tracciata; sarà importante capire come percorrerla e dove ci porterà”.

Essere cittadini di un mondo in cui vige lo scientismo tecnologico, in una società materialistica e sfrenatamente consumistica, ci rende individui sempre più snaturati e senza volto?

“Nel romanzo paragono la società attuale a un treno che ormai viaggia con il pilota automatico, e che è quasi impossibile fermare o deviare. In effetti la tecnologia, oggi, ci spinge a nasconderci dietro una sorta di anonimato. Come per altri contesti, dovremmo riprendere possesso della nostra identità umana”.

L’angoscia del presente è legata anche all’espandersi di una concezione atea, all’assenza di guide spirituali?

“Quello che noto nel mondo odierno, e in particolare nel mondo occidentale, è la mancanza di momenti di riflessione. Ci siamo costruiti una vita e una società che ci portano a essere in continuo movimento, senza un attimo di tregua. Forse non esistono più le guide spirituali e carismatiche di un tempo. Di certo, in questo momento pare mancare la capacità di accogliere messaggi di tipo etico o spirituale. Ciò non significa dover necessariamente credere in (un) Dio, però è indubbio che anziché trovare strade per elevarsi, si vada in direzione di un appiattimento verso il basso”.

Quali sono stati i tuoi riferimenti letterari o scientifici, nello scrivere il romanzo?

“Mi sono documentato molto sulla clonazione cercando di capire le varie tecniche. Inoltre, ho fatto ricerche sul simbolismo e l’iconografia della Sindone. La parte più consistente dello studio ha però riguardato la lettura approfondita dei Vangeli, compresi quelli apocrifi, dell’apocalisse di San Giovanni, le encicliche degli ultimi papi, nonché del pensiero di figure e statisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’uomo: Ghandi, Martin Luther King, Kennedy, Malcom X. Trattandosi di un romanzo con risvolti socio-economici, devo molto anche alla mia formazione – sono uno statistico e mi occupo di finanza – e alla pregressa lettura delle teorie dei principali economisti”.

Il romanzo ha un finale aperto che solleva una serie di interrogativi. C’è l’idea di un seguito? 

“A dire il vero, nonostante mi venga suggerito da più parti, non è una prospettiva alla quale ho pensato mentre scrivevo il romanzo. Certo, il finale invita alla riflessione. Chi può dirlo? Ad oggi l’idea di un sequel non si è insinuata, magari in futuro trovo una chiave di lettura per svilupparlo”.

Nuovi progetti narrativi?

“Ti confesso che ho tante idee ma poco tempo per svilupparle. Per scrivere la ‘Sindone violata’ ho impiegato otto anni.  Comunque, in cantiere c’è il trattamento per il teatro di un racconto scritto qualche anno fa, poi l’idea di una raccolta di quattro racconti su alcuni fisici e scienziati di fine Ottocento, primi del Novecento dalla vita bizzarra e piena di contraddizioni, e ancora un romanzo che indagherà sul rapporto Fede-Scienza. Ci vorrà un’altra vita”.

Per finire, con una tua frase: “Quando gli uomini perseguono un sogno, lo costruiscono per il futuro”. Quale sogno vorresti perseguire per il futuro?

“Una domanda alla quale è veramente difficile dare una risposta. Credo che vi siano degli uomini e delle donne che nel condurre la propria vita sono mossi da una visione. Un po’ come alcuni personaggi del romanzo, che cercano di trovare una soluzione alle complessità e criticità della società attuale, auspicando un mondo migliore che abbia determinate caratteristiche, forse perdute per sempre. Non aspiro a tanto. Spero che il libro stimoli alla riflessione, e magari a ricercare un senso pieno della vita, che vada al di là della materialità senza, per questo, rinunciare a quanto di bello e gratificante possiamo avere”.

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