Francesca Medda, attrice nello shooting fotografico de “La leggenda di Kaira”, si racconta attraverso questa intervista.
Chi è Francesca Medda?
“Sono una donna con una carica e un’energia inesauribile. Prepotente come tutti i sardi. Ho lasciato la mia città, al confine con Cagliari che si chiama Selargius, per studiare recitazione con Patrizia De Santis e diventare un’attrice di cinema; oramai sono quasi due anni che vivo qui. Per poter mantenere me stessa e gli studi in accademia lavoro la sera in un ristorante romano”.
Aggettivo per definirti?
“Lunatica, sono del segno zodiacale cancro. Cambio umore spesso”.
Fare l’attrice per Francesca è…?
“Per me è una possibilità in più per vivere la vita a mille e in molte avventure diverse. Dare anima e corpo al personaggio, per me vuole dire incanalare dei sentimenti e delle emozioni proprio tramite la tecnica che studio. Rendo forte un personaggio tramite i miei traumi e facendo un diario emotivo; l’applicazione di una serie di regole fanno sì che i traumi e il dolore non sia vano”.
Come ti sei trovata con l’esperienza legata alla “Leggenda di Kaira”?
“Il set fotografico… non avevo mai vestito i panni di un personaggio di fantasia in verità non avevo mai fatto un lavoro fotografico. Lo temevo un po’ perché a differenza della telecamera la macchina fotografica mi crea da sempre un po’ di tensione. Però devo dire che Emanuela Del Zompo mi ha mi ha reso tutto molto semplice alternando scatti in posa movimenti naturale. Era incredibile la curiosità dei turisti nei nostri confronti è stato tutto molto divertente e poi la storia di Kaira non è solo un fumetto ma rappresenta la storia di tante donne che ricevono violenza gratuita e che lottano per liberarsi. Nel mio piccolo lo sto facendo anch’io”.
Cosa metti al primo posto nella tua scala dei valori?
“E’ una domanda difficile perché valori credo che me ne siano stati trasmessi diversi. Però il primo al quale penso è il valore delle mie origini, il mio passato, il mio vissuto con tutte le difficoltà; questo è un valore importante, perché mi dà la forza e la linfa di continuare con onestà quello che sto perseguendo e affrontare le innumerevoli sfide che Roma mi impone”.
Sogno nel cassetto?
“Uno è ovvio, lavorare come attrice poi ne ho altri che potrebbero restare solo dei sogni, dunque preferisco svelare solo il primo che è più reale”.
Descrivi il tuo rapporto con la fede.
“Sono cristiana praticante, sono credente e cerco di vivere la vita nella cristianità, anche se devo ammettere che commetto peccati. Comunque per me conta molto la frase, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra”.
Come vivi la competizione?
“Difficile riassumerla perché vuole dire tutto e allo stesso tempo nulla. Essere in una situazione di parità sul piano della conoscenza e potermi confrontare in un discorso con gli altri. Affrontare un casting al meglio delle mie capacità e fare cadere ogni riserva nei miei confronti; ecco questo per me potrebbe voler dire essere competitiva”.
Cosa sei disposta a fare per raggiungere il successo?
“La domanda delle domande. Sono disposta a continuare a studiare, a prepararmi, a lavorare per rendermi scoppiettante in quelle cose in cui sono un po’ debole sempre ed esclusivamente a livello attoriale. Più studi, più ti prepari e più allarghi le tue capacità e di conseguenza le possibilità di piacere ad un pubblico sempre più vasto. Sono disposta anche a cambiare qualche piccolo aspetto negativo del mio carattere per quanto riguarda la chiusura e fidarmi un po’ dei consigli di chi è più navigato rispetto a me nell’ambito del lavoro che sto intraprendendo. Credo nell’amicizia e non cedo ai ricatti, non sono disposta a cedere a nessuno tipo di richiesta e parlo soprattutto di quelle maliziose di cui tanto si parla”.
Un tuo pensiero sulle donne vittime di violenza.
“Non c’è un pensiero per me, ma solo agire. Io stessa ho un processo penale aperto per una aggressione ricevuta dentro le mura di casa mia da parte quattro persone, due di sesso femminile e due maschile, per giunta parenti . Ho denunciato e basta; nonostante le pressioni della famiglia di non denunciare e poi in seguito di rimettere la querela. Ma niente da fare quello che è stato fatto resta fatto e si va avanti fino alla fine”.