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I disturbi del comportamento alimentare: come riconoscerli e intervenire?

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di Francesca Ghezzani

 

Cosa sono i disturbi del comportamento alimentare? Ne sentiamo parlare ma non sempre ne conosciamo le dinamiche e ne sappiamo riconoscere i campanelli d’allarme, fondamentali da intercettare per evitare di incappare in seri rischi per la salute fisica e mentale.

Ne parliamo con la Dottoressa Stefania Iade Trucchi, Psicologa, Psicoterapeuta e Terapeuta EMDR Practitioner specializzata nelle aree del Disturbo post-traumatico da stress e del disturbo da trauma complesso, attacchi di panico, dipendenze affettive, violenza e, appunto, disturbi alimentari.

 

Dottoressa, cosa intendiamo per disturbi alimentari? Quali sono?

I disturbi alimentari sono patologie psicologiche caratterizzate da un rapporto problematico con il cibo e l’immagine corporea. I principali sono:

– Anoressia nervosa: restrizione dell’assunzione di cibo e paura intensa di ingrassare.

– Bulimia nervosa: episodi di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori (vomito, uso di lassativi).

– Disturbo da alimentazione incontrollata: abbuffate senza comportamenti compensatori.

– Disturbi evitanti/restrittivi dell’assunzione di cibo (ARFID): evitamento di determinati alimenti per ragioni non legate al peso.

Sono gravi e richiedono supporto professionale.

Quale incidenza troviamo in termini di numeri, sesso, età, area geografica?

In Italia, i disturbi alimentari colpiscono circa 3 milioni di persone. L’incidenza è maggiore tra le donne (90% dei casi), soprattutto adolescenti e giovani adulte tra i 12 e i 25 anni. Negli ultimi anni, però, sono aumentati i casi tra i maschi e i bambini. Le regioni del Nord Italia mostrano un’incidenza maggiore rispetto al Sud, probabilmente per maggiori tendenze alla diagnosi e alla ricerca di trattamento.

 

Quali sono le cause scatenanti alla base di un disordine alimentare e di un rapporto sbagliato con il cibo?

Le cause dei disturbi alimentari sono complesse e multifattoriali. Tra le principali:

– Fattori psicologici: bassa autostima, perfezionismo, ansia, depressione.

– Fattori socioculturali: pressione sociale verso la magrezza, modelli estetici irrealistici, uso dei social media.

– Fattori biologici/genetici: predisposizione familiare e squilibri neurochimici.

– Eventi traumatici: abusi, bullismo, o traumi emotivi.

Questi fattori contribuiscono a un rapporto distorto con il cibo e il corpo.

 

Cosa fare a livello diagnostico e terapeutico?

A livello diagnostico, è importante una valutazione multidisciplinare che includa esami medici, valutazione psicologica e monitoraggio nutrizionale. La terapia prevede un approccio integrato:

– Terapia psicologica: come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) per correggere pensieri e comportamenti disfunzionali.

– Supporto nutrizionale: per ristabilire un’alimentazione sana e bilanciata.

– Farmacoterapia: in alcuni casi, per trattare sintomi associati, come depressione o ansia.

– Supporto familiare: fondamentale, soprattutto per adolescenti.

Un intervento precoce è essenziale per migliorare il recupero.

 

Quale sostegno ai familiari affinché possano essere aiutati e essi stessi fonte di supporto?

I familiari possono ricevere sostegno attraverso:

– Psicoeducazione: per comprendere meglio il disturbo alimentare e il suo impatto.

– Terapia familiare: coinvolge la famiglia nel processo terapeutico per migliorare la comunicazione e il supporto.

– Gruppi di supporto: per condividere esperienze con altre famiglie che affrontano situazioni simili.

– Consulenze individuali: per gestire lo stress e le difficoltà emotive legate al caregiving.

Un buon coinvolgimento familiare è cruciale per il successo della terapia.

 

Quale trattamento riabilitativo è risultato essere maggiormente efficace?

Il trattamento riabilitativo più efficace per i disturbi alimentari è un approccio multidisciplinare, con un’enfasi particolare sulla Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), considerata il gold standard. La CBT aiuta a modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati al cibo e all’immagine corporea. L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) può essere utile per elaborare traumi o eventi stressanti che spesso sottendono il disturbo alimentare. Associata a supporto nutrizionale e, quando necessario, farmacoterapia, questo approccio ha dimostrato i migliori risultati.

In chiusura, le ricadute sono facili o la guarigione è per sempre?

Le ricadute nei disturbi alimentari sono possibili, specialmente nei primi anni dopo il trattamento. La guarigione è possibile, ma richiede tempo e un supporto continuo. Il percorso di recupero può includere fasi di regressione, ma con un intervento adeguato e un buon supporto è possibile mantenere miglioramenti duraturi. La vigilanza a lungo termine è fondamentale per prevenire ricadute.

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