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Salute e informazione: È sempre tutto vero quello che ci dicono?

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di Alessandro Cerreoni

Quali sono le fonti dalle quali attingere? L’informazione nel campo della salute è condizionata da conflitti di interessi? Un medico è sempre libero di esprimere il suo parere sui mezzi di comunicazione? C’è da fidarsi? Ne parliamo con il dottor Antonio Gorini, un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato

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Comunicazione, informazione, salute e medicina: quanto è importante la comunicazione in questo ambito?

Basti pensare che “sotto l’ombrellone” uno dei temi più discussi è proprio quello della salute.  Dalla salute personale o dei propri cari, alla salute del personaggio VIP o di quella persona di cui abbiamo letto sui giornali o sui social. Per non parlare della parte “benessere” dove i termini “antiaging, rughe, botox, ecc” sono ormai di uso comune. Chiaramente la maggior parte di queste abitudini sono indotte nella popolazione generale dal business. D’altro canto, la comunicazione è indispensabile nel mondo medico. In questo caso non intendiamo la comunicazione medico paziente, su cui ci sarebbe moltissimo da discutere, ma parliamo della comunicazione mediatica (giornali, TV, social, radio, ecc). Se pensiamo all’enorme confusione che c’è nell’uso e abuso di farmaci, nell’accesso ai servizi sanitari, nel comprendere le problematiche della salute, la situazione politica che si trascina da anni, capiamo che l’informazione e comunicazione in questo ambito ha un’enorme responsabilità”.

Spesso la comunicazione influisce sull’informazione: chi dovrebbe gestire e in che modo la comunicazione nell’ambito della salute?

“La mole di dati e di conoscenze in ambito sanitario è così vasto che richiede personale esperto per potersi orientare e, quindi, trasferire la corretta comunicazione alla popolazione. Nella maggior parte dei casi i quotidiani si avvalgono di giornalisti medico scientifici, che raramente hanno competenza medica specifica. Visto il livello di crisi qualitativa dell’informazione scientifica data dai nostri mass media sarebbe utile che medici “indipendenti” potessero partecipare alla comunicazione. Pochi giorni fa è stato pubblicato un articolo su “L’indipendente” dal titolo: “Falsi contenuti giornalistici pagati dalle aziende: La Repubblica di nuovo nella bufera”. Il sindacato del quotidiano ha indetto uno sciopero per il 25 e 26 settembre 2024 e in una nota sindacale si legge la motivazione: “per le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati.” Una serie di articoli sarebbe stata pubblicata “tout court” dietro compenso delle aziende senza una revisione critica del giornalista. Ovviamente questo è la punta dell’iceberg. È ben noto, e da molto tempo, che le maggiori aziende abbiano una fitta rete di “contatti” nel mondo della stampa. Tutto ciò rende sempre più sfumato il confine tra informazione e pubblicità o tra informazione e propaganda quando si parla di temi politici”.

Quali sono le fonti primarie da cui si dovrebbe attingere per far veicolare una buona comunicazione?

“Questo è un tasto dolente! Molto dolente. A livello di fonti professionali, a cui dovrebbero attingere solo gli addetti ai lavori, esistono delle piattaforme online gratuite e a pagamento, dove i medici possono vedere gli studi scientifici, linee guida, ecc. Le varie società scientifiche dovrebbero utilizzare queste fonti per rilanciare sui loro siti informazioni valide. Negli ultimi anni vi è stato un fiorire di centinaia di riviste mediche e, quindi, è possibile trovare numerosi studi che dicono tutto e il contrario di tutto.  Inoltre, molte pubblicazioni non sono in realtà scritte da autori indipendenti, ma con importanti conflitti di interesse. Per di più, alla facoltà di Medicina non si insegna a comprendere la validità dei lavori scientifici, cioè se sono stati eseguiti con la metodologia corretta, e questo complica ancora di più il quadro generale. Per la popolazione generale è veramente difficile orientarsi. Per quanto detto sopra è chiaro che anche nelle fonti ufficiali, governative o di associazioni e società scientifiche specialistiche spesso vi sia disaccordo nelle informazioni, suggerimenti e raccomandazioni… È un periodo molto complesso per l’informazione pubblica. Il mio consiglio è quello di affidarsi ad un professionista medico esperto (indipendente ed onesto), che possa filtrare le varie notizie e fornire al cittadino una sintesi sincera e utile per migliorare lo stato di salute”.

Qual è la responsabilità che la comunicazione medico-scientifica ha sui cittadini?

“Soprattutto i mass media principali e i social di largo utilizzo hanno un’importanza enorme nell’orientare l’opinione pubblica. Creano i bisogni e le necessità, orientando il marketing. Promuovono la paura e orientano la massa verso i comportamenti voluti dalla governance.  Il potere che hanno è enorme. Se fosse sempre utilizzato a fin di bene, non ci sarebbe alcun problema, ma sappiamo che non è così… È necessario che la maggior parte della popolazione aumenti il grado di consapevolezza, impari a percepire dove sia il vero e dove no. Non si può essere competenti in tutto, ma si può imparare a “percepire” se la comunicazione, e il comunicatore, siano sinceri. La capacità percettiva si può imparare. Alcune persone la possiedono dalla nascita, innata, ma la maggior parte la deve scoprire o meglio riscoprire studiando ed esercitandosi su tecniche specifiche. Nulla di complesso.  I politici e tutti coloro che vivono di comunicazione conoscono queste tecniche e le tecniche di persuasione. Se anche chi ascolta fosse preparato, scoprirebbe facilmente se chi parla sta cercando di manipolare, se sta inventando un fatto o se lo sta ricordando, se è sincero oppure se sta mentendo, ecc.”. 

Un medico è nella posizione di essere libero di esprimersi in un approfondimento informativo, su un qualsiasi mezzo di informazione, o è soggetto a limitazioni dell’ordine o della struttura sanitaria per cui lavora se è un dipendente?

“Un medico può esprimersi su qualsiasi mezzo di comunicazione a titolo personale all’interno del codice deontologico di categoria. Se il medico è dipendente di un’azienda non può esprimersi a titolo dell’azienda, a meno che non sia autorizzato, ma può farlo a titolo personale, rispettando i termini deontologici di categoria e quelli contrattuali con il datore di lavoro. Recentemente vi è stata una forte pressione per orientare un’informazione unica e univoca, ma questo è un “non sense” nel momento in cui l’approccio scientifico si basa sul confronto di idee, su porre ipotesi diverse per poi verificarle sperimentalmente in collaborazione con i colleghi. Diffondere un’unica e incontrovertibile verità non appartiene all’ambito medico, ma all’ambito politico nelle oligarchie, dittature o monarchie”.

Quanto può incidere l’industria farmaceutica nel veicolare la comunicazione in campo medico e della salute? Ad esempio, le campagne pubblicitarie stagionali su un determinato farmaco (autunno e influenze stagionali) possono portare ad un condizionamento del pubblico a ritenersi per forza di cose prossimi ad ammalarsi?

“Alla base delle strategie marketing vi è quella di creare o sottolineare un problema, una necessità, e prontamente offrire una soluzione rapida ed efficace. È ovvio che anche le industrie farmaceutiche seguano questa strategia.  C’è chi lo fa in maniera etica e chi meno… Laddove si muovano fiumi di denaro e grandi interessi, vi è sempre un gran numero di figure professionali, amministratori, comunicatori, giornalisti, ecc, coinvolti da una regia unica”.

Perché sempre più persone cercano di informarsi sul web?

“Nell’era della comunicazione siamo in realtà molto soli. Vi è una solitudine dilagante. Persone che muoiono in casa e nessuno che si accorge della loro assenza, se non per la puzza del cadavere dopo giorni…  L’uso dilagante di App per incontrarsi, perfino per formare le squadre di calcetto.  Solitudine e sfiducia sono la ricetta magica…le persone si affidano a sconosciuti sul web (social, app, ecc) per sapere come curarsi, quale centro medico sia meglio, che medicina assumere, cosa significa un valore alterato nelle analisi. Infine, è stata volutamente distrutta la figura del medico condotto, che andava nelle case in qualsiasi orario ed era capace di fare di tutto, dal far nascere un bambino a mettere dei punti di sutura o drenare un versamento pleurico… a casa…con strumenti che aveva con sé.  Si è perso il rapporto di fiducia col medico di famiglia. Tutto ciò porta le persone “sole e sfiduciate” a cercare soluzioni fai da te oppure consigli sul web. Si guardano le recensioni come per un ristorante, ci si fida di illustri sconosciuti che danno pareri personali sui social”.

 

Via Archimede 138 – Roma

Info. 06 64790556 (anche whatsapp)

www.biofisimed.eu

antonio.gorini@biofisimed.eu

www.miodottore.it/antonio-gorini/internista-nefrologo-omeopata/roma

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