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Henne Van de Lande: Arte come potere salvifico

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di Marisa Iacopino

Dai tempi dei tempi, l’arte nasce come atto liberatorio per raccontare al mondo le esperienze più significative o traumatiche dell’esistenza.

Così il processo di creazione per chi sperimenta l’arte, come pure quello di fruizione, per coloro che ne sono i beneficiari, diventano strumenti di salvezza, mezzo attraverso cui superare le avversità del vivere. Perché l’arte è una mano invisibile che sostiene, portando luce e appagamento, donando alla realtà i colori perduti.

Henne Van de Lande, pittrice olandese, afferma l’essenzialità della sua azione artistica. Dipingere è per lei vitale. Le sue opere sono esposte in tutto il mondo. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare la sua esperienza.

“Ho 69 anni e sono animata dal bisogno di creare cose. Sono circondata da una famiglia numerosa, quattro figli e quasi sette nipoti. Sono vedova da due anni.  Ho svolto lavori diversi e sempre in modo collaborativo, organizzativo e creativo. Per quanto mi riguarda, dipingere è molto significativo sotto molteplici aspetti: mi illumina nei momenti bui, mi rafforza nei momenti deboli, risponde ai miei problemi nei giorni difficili, consolandomi in quelli tristi”.

La strada verso la pittura era già segnata per te fin da piccola?

“Sono sempre stata creativa e ho avuto fin da giovane un forte bisogno di fare. Mi sono cimentata in ogni tipo di cose creative, cucito, lavoro manuale, disegno, ecc. Solo dopo la mia malattia ho iniziato a dipingere”.

Possiamo chiederti a cosa ti riferisci in particolare? Dal tuo curriculum leggiamo che “dopo la malattia” hai cominciato a dipingere come terapia, che l’arte è diventata per te la vita stessa…

“Ero molto stanca, soffrivo da tanti anni di una grave apnea notturna non diagnosticata, il mio corpo e la mente erano completamente esausti. La creatività in me era scomparsa. Ad un certo punto, ho iniziato a dipingere e ho sentito un enorme potere di creare. Così ho continuato per il gusto di dipingere. Alla gente piace il mio lavoro, e Saatchiart mi aiuta a far conoscere i miei quadri. Dunque, quello che nasce come hobby e terapia è diventato il mio lavoro”.

I tuoi dipinti non rappresentano la realtà oggettiva ma combinano linee, forme, colori per esprimere emozioni e sentimenti. Possiamo definire la tua arte astratta?

“Sì, io la chiamo astratta-figurativa. Dal mio creare può nascere un paesaggio, il mare, altro. Amo inoltre dipingere figure infantili. Per quanto riguarda la tecnica, mi piace utilizzare tutti i tipi di colori, sabbia e molti altri materiali”.

C’è qualcosa dell’esperienza artistica dei grandi maestri del passato nei tuoi quadri? Alcuni dipinti ricordano ad esempio Turner, il paesaggista inglese le cui opere divennero gradualmente più sfumate, sfiorando l’astrattismo. E’ un paragone appropriato?

“Diverse persone vedono in me lo stile di Turner, ma è solo una coincidenza. Ho seguito un mio percorso personale di crescita. Non so molto dei pittori famosi. La comparazione è comunque bella da sentire. Saatchi art mi ha presentata in una serie chiamata appunto ‘Look-a-like Turner’”.

Dici che ‘dipingi per dipingere’ senza mai pensare al risultato. Ma il prodotto artistico finito è già dentro di te? Il titolo, ad esempio, è la prima o l’ultima “cosa?

Quando inizio, non so davvero quale sarà il risultato. A volte comincio a dipingere fiori e alla fine è qualcosa di completamente diverso, quindi guardo e ascolto l’atmosfera, poi cerco le parole per descrivere ciò che vedo e sento”.

Ancora una curiosità: tu affermi di rappresentare cose rotte o vissute. Ti riferisci un po’ all’arte giapponese del Kintsugi, la tecnica antica attraverso cui si restaura la ceramica con l’oro e che diventa metafora di abbraccio dei danni, cura delle cicatrici nelle cose?

“Adoro questo modo di creare. Le cose rotte e “riparate” sono per me molto più belle e forti di prima. La creazione ti dice davvero qualcosa. Amo le cose vecchie, i vecchi muri, le cose che hanno una storia, amo le persone che non sono perfette”.

Pensi che la pittura possa trasformare la fragilità in forza?

“Ciò che intendo io è questo: quando sei vulnerabile in una situazione difficile, quando mostri la tua debolezza emotiva secondo me stai in verità mostrando forza. A volte uso colori tenui, rappresento un vaso rotto sul bordo, vecchi muri… il risultato è un dipinto forte”.

Sei stata vincitrice per la creazione di una moneta d’arte da 1 euro…

“Sono rimasta stupita e sorpresa che il mio dipinto sia stato scelto per essere su quell’ ‘euro biljet’”.

Hai progetti in caldo per il futuro?

“Non ho piani specifici, forse mi dedicherò anche all’insegnamento. Vedo molta gente che lotta pensando. Vorrei insegnare alle persone a ‘uscire dalla propria testa’ creando cose”.

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