di Silvia Giansanti
Conduttore radiofonico, docente, è considerato il massimo esponente a livello di conoscenza in materia radiofonica. Ha scritto due importanti volumi sulla storia e altri due sono in arrivo
Potremmo definire Massimo Emanuelli la storia della radio italiana in persona, non tanto per i suoi esordi avvenuti durante la fine degli anni ’70 e neanche perché – come molti – ama alla follia questo potente e magico mezzo, ma per la sua enorme conoscenza in materia, che ha dato vita a due volumi di storia della radio. Il materiale è talmente tanto, che ne sono in preparazione altri due per l’anno venturo. Massimo Emanuelli è un nostalgico dell’analogico e attualmente si è dovuto adeguare, facendosi trasportare nel mondo delle web radio, dove conduce un programma.
Massimo, quando ti sei appassionato per il mezzo radiofonico?
“La passione è venuta fuori con il tempo, a differenza della maggior parte dei conduttori, che invece l’hanno sviluppata subito. Entrai per sbaglio in una radio locale per svolgere la mansione di fattorino, quindi nulla a che vedere con il microfono. In seguito sono passato in un’altra radio locale di Milano dove raccoglievo i telefax e le notizie. Era Radio Monte Stella, dove sono transitati nomi importanti come ad esempio Mila By Night. Lavoravo dietro le quinte”.
Ti ricordi l’anno in cui hai iniziato?
“Come fattorino nel 1977 e davanti ad un microfono nel 1979. Posso dire di aver assistito a tante storie che sono avvenute nell’ambito delle radio locali a Milano. Oggi, diversamente da Roma, ci sono solo i network, tranne la regionale Radio Lombardia”.
Un incontro che ricordi particolarmente.
“Quello con Gigi Vesigna, lo storico conduttore di ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Mettendo in pratica la mia laurea, desideravo fare il critico letterario e gli presentai un mio articolo su Cesare Pavese. Ma mi fu richiesto di scrivere d’altro, di cui non si era mai occupato nessuno fino ad allora. Ecco che iniziai a scrivere sulle radio e sulle tv locali. All’epoca non c’era la rete come motore di ricerca e quindi mi recavo direttamente in loco nelle varie sedi. Ancora oggi tutto questo patrimonio mi è rimasto dentro. Per quarant’anni ho scritto di radio e di tv locali e penso proprio di essere stato il primo a farlo. Oggi non sono più l’unico”.
Ti ritieni più un critico o un conduttore?
“Un critico, come conduttore, da buon professore quale sono, non mi merito neanche la sufficienza e ho lavorato per piccole radio”.
Hai avuto l’occasione di conoscere personaggi anche lavorando in piccole realtà?
“Certamente. Ho avuto come ospiti personaggi del calibro di Gino Paoli e Beppe Grillo”.
Sei più analogico o digitale?
“Avendo iniziato in quegli anni, sono nostalgico dell’analogico. Oggi è cambiato tutto il modo di operare. Tutte le radio si sono adeguate alle nuove tecnologie e ai nuovi stili. Sono comunque ottimista, perché la radio con tutte le tecnologie è rinata. Noto scarso interesse nei giovani, sia di chi la fa e sia di chi l’ascolta. La passione vera c’era un tempo. Si è meno appassionati e più materiali. Inoltre noto nelle radio una politica di ringiovanimento, di rottamazione, che secondo me regge fino ad un certo punto, perché ci sono vecchie guardie che ancora potrebbero dare e dire molto”.
Da buon esperto, secondo te la radio in FM quanto ha ancora di autonomia?
“Ti posso dire che un grande come Claudio Cecchetto ha puntato sul web e sul dab, infischiandosi dell’FM e Radio Cecchetto sta andando molto bene. Se lo ha capito lui, che ha sempre avuto una marcia in più prima degli altri, non vedo un futuro roseo per l’FM. Prima o poi si arriverà ad un cambiamento”
Cosa ne pensi della realtà web?
“Ci sono indubbiamente delle belle realtà, ma ci sono tante radio insignificanti, che non meritano di essere seguite. Quelle di qualità hanno dato la possibilità a tanti conduttori di tornare in onda. Attualmente sono su Radio Free, di matrice campana e molto bene organizzata. Ormai con la rete si può trasmettere a distanza. Non subito ho capito l’importanza della web radio”.
Chiudiamo con i preziosi volumi sulla storia della radio a cui hai recentemente dato vita.
“Si tratta di due volumi in cui ripercorro tutta storia della radio italiana dagli albori ai tempi di Marconi, partendo poi da Maria Luisa Boncompagni, fino ad arrivare a Luca Barbarossa, che da cantante si è dimostrato un ottimo conduttore radiofonico. Non me lo sarei mai aspettato. I due volumi sono composti da 1200 pagine, in cui oltre alla storia della Rai, ci sono alcune finestre sulle radio locali. Il titolo è ‘L’avventurosa storia della radio pubblica italiana’, con dentro anche i network. Sicuramente qualcosa è rimasto fuori, non è stato facile ricostruire il tutto, ma fortunatamente mi sono aiutato con gli articoli che ho prodotto nel passato per ‘Tv Sorrisi e Canzoni’ e per la rivista specializzata del settore ‘Millecanali’. Per il 2025 ci sono altri due volumi in preparazione e per questo faremo anche a supporto dei cinquant’anni delle radio libere, diverse presentazioni”.