di Paolo Paolacci
Abbiamo intervistato Francesca Agostino, una donna che opera nelle istituzioni, che ha due lauree e ci racconta, amandole, delle sue origini calabresi, per poi autodefinirsi, dopo la sua recente esperienza più bella: la mamma di Enrico.
E’ un’intervista dove si legge di un’Italia ancora con i piedi per terra che vuole migliorare mentre è già arrivata l’intelligenza artificiale, pronta a “giocare” con la nostra umanità…
Ciao Francesca, ci dici chi è Francesca Agostino?
“È una mamma, prima di ogni altra cosa. La mamma di Enrico. Da quando è arrivato è diventato il centro e la priorità assoluta della mia vita. Dopodiché è una persona che opera nelle istituzioni da oltre dodici anni, proviene da un percorso di studi corposo e impegnativo. Due lauree (Scienze Politiche e una in Giurisprudenza). Tanto sacrificio e lavoro sodo, anni di studio intenso e comunque sempre appassionante”.
Quali sono state le tue esperienze più significative finora?
“A livello professionale ho gestito molte situazioni di grande complessità e delicatezza. Ho lavorato per anni alla stesura dei più svariati disegni di legge, redatto centinaia di emendamenti e atti parlamentari. Gli archivi parlamentari sono “intasati” da norme, proposte o atti sui quali ho lavorato. Mi è capitato ad esempio di scrivere un quesito per un’interrogazione parlamentare rivolta a un Ministro, e dopo qualche tempo, trasferita dal Parlamento all’ufficio del Ministro, di dover redigere la risposta di quel quesito. Oppure, di redigere un disegno di legge parlamentare e poi (sempre dall’ufficio del Ministro) curarne l’istruttoria e seguirne l’iter attuativo. È sempre emozionante “ritrovarmi” tra gli atti parlamentari: come se nelle istituzioni ci fosse un’impronta dei miei valori, della mia visione, anche se (almeno per il momento) nessuno sa che quelle parole, quelle idee, quelle opinioni sono le mie”.
Quali libri hai pubblicato fino ad oggi?
“Nel 2014 ho pubblicato “Volo Solo”. È un racconto-intervista ad un aviatore italiano durante la seconda guerra mondiale. Un prozio ci raccontò una storia straordinaria durante un pranzo di famiglia e pensai di raccogliere quella testimonianza di altissimo valore. La nostra generazione non conosce l’orrore della guerra, quei racconti sono inimmaginabili per molti di noi e speriamo che rimangano tali, ma una maggiore consapevolezza di che cosa implichi un conflitto armato credo che gioverebbe a tutti e forse favorirebbe la ricerca di soluzioni diplomatiche ai conflitti attuali. È con questo spirito che scrissi quel libro”.
Ci parli della tua bella esperienza di critico letterario e come è iniziata?
“Ho condotto e diretto per sei anni, in Calabria, il festival letterario “San Giorgio. Una rosa, un libro”, in collaborazione con la CNI UNESCO nell’ambito della giornata mondiale del libro. In quegli anni ho riempito vie e piazze di libri grazie alla partecipazione di autori ed editori sia locali che nazionali. Presentando fino a 10 libri al giorno, affermandomi dapprima come critico letterario anche con numerose recensioni e commenti critici. Ma la kermesse è sempre stata aperta alle arti visive: ho curato e diretto mostre ed esposizioni, addentrandomi sempre più nel mondo dell’arte. Con grandi riferimenti a guidarmi idealmente in questa passione: Roberto Longhi, Bernard Berenson, e senza dubbio, il grande Vittorio Sgarbi”.
In ambito lavorativo e nelle relazioni ho saputo che sei una macchina…
“Così mi hanno definita colleghi, parlamentari o ministri. “Macchina da guerra”, “artista delle leggi”, “specialista del diritto”. Ogni attestato di stima per il mio lavoro è una virtuale medaglia. Obiettivamente ho lavorato moltissimo e duramente in questi anni, molto spesso in urgenza e sotto la pressione delle tempistiche ristrette e delle grandissime responsabilità di chi serve le istituzioni nella funzione più alta, quella di redigere norme che diverranno leggi dello Stato, dalle quali derivano diritti o obblighi”.
Quali sono le soddisfazioni personali che ti piace ricordare fin qui?
“Ne ho avute molte. Quando il mio capo ufficio mi disse “lo Stato è fortunato ad averla”. In piena pandemia, in lockdown lavorando da remoto sul tavolo della mia cucina a notte fonda elaborai la norma che consentì ai medici stranieri di operare a servizio del SSN, che in quel momento era in forte affanno. Quando il mio comune, San Giorgio Morgeto, mi conferì la benemerenza civica per aver contribuito ad accrescere amore e interesse per la città. O quando grazie a una serie di controlli amministrativi riuscii a sbloccare una pratica sanitaria per una persona che rischiava la vita”.
Adesso la vita: cosa ti è successo da quando sei diventata mamma?
“La maternità è l’ambizione più preziosa che abbia mai coltivato e senza dubbio il più grande successo della mia vita. Non sono solo i genitori a donare la vita al bambino: più di loro, è il bambino che viene al mondo a farlo realmente. È l’amore più profondo che si possa sperare di provare nell’arco della vita”.
Come si traduce nel sociale il rispetto per la vita?
“Ci sono molte maniere per esercitare il rispetto per la vita. Significa cultura dell’accoglienza della vita, rispetto per le esigenze fondamentali dei bambini, quelle che loro non possono esprimere e che noi dobbiamo difendere. Il diritto ad essere allattati è uno di questi. La società impone alle donne troppo spesso di scegliere: interrompere l’allattamento, magari faticosamente avviato, per tornare a lavoro, oppure rinunciare al lavoro. Sono due diritti entrambi e vanno garantiti senza che uno escluda l’altro”.
Quanto servono oggi i valori umani nel derubricare la vita moderna*
“Molto più adesso che l’intelligenza artificiale sembra aver intrapreso un percorso dalle imprevedibili implicazioni. L’etica più di tutti, mentre oggi prevale l’estetica come canone di apparenza ed espressione della finzione. La famiglia è la comunità sociale entro la quale i valori vanno custoditi, difesi e tramandati”.
I tuoi programmi per il futuro?
“Lavorare per la tutela e la difesa dei diritti fondamentali dei bambini, quelli di cui nessuno si cura e che invece sono prioritari. Ho redatto per questo un complesso di proposte normative che ho denominato “Renaissance Act” e che spero possa essere presto approvato in Parlamento”.