di Silvia Giansanti
La personalità al microfono è tutto per Luciana Biondi, la vecchia scuola vince sempre! “Chi ascolta si rende conto se stai lavorando solo per te stesso oppure o stai offrendo anche qualcosa di utile”. Il mezzo radiofonico ha esercitato un fascino particolare su di lei fin dai tempi della scuola, tanto da essere molto determinata a riuscire nel campo ed ecco che ha superato brillantemente i quarant’anni di attività. Durante questo lungo periodo, ha conosciuto anche momenti di pausa, sia per scelte personali che per problematiche di vita, ma la radio è stata sempre lì a riaccoglierla ogni volta. La passione non è cessata nel tempo. Si definisce pazzerella e considerato che punta molto sulla cultura e sui contenuti, dev’essere interessante e coinvolgente condurre un programma in tandem. Si considera pigra, anche se non si direbbe dal curriculum che ha. Ama fare una cosa per volta con molta calma.
Luciana, ricordi l’anno della tua prima volta in onda?
“Fu nel 1978 in una piccola radio di quartiere, portata da un fidanzato dell’epoca che neanche credeva in me”.
L’incontro con la radio è stato casuale o voluto?
“Assolutamente voluto, da buona amante della musica e ascoltatrice di radio. Ho mostrato da subito la mia determinazione. Sognavo di lavorare per la Rai. Una volta marinai la scuola, anche se non potevo permettermelo visto che venivo da una famiglia molto severa e avevo di conseguenza un’educazione ferrea. Avendo però appena compiuto i diciotto anni, mi feci questo regalo insieme ad una mia amica. Andammo in una radio che seguivo all’epoca di nome Radio Lazio. Era di Claudio Villa ed era molto professionale. Ero innamorata della voce di Sonia Scotti, che poi è divenuta una grande doppiatrice”.
Quando hai iniziato a fare sul serio?
“Quando entrai nel 1979 a Radio Hanna, allora un gioiellino in stile americano trainata da Maurizio Amici, una grande mente artistica. In seguito arrivò l’esperienza con Radio Emme 100. Feci parte di un quartetto fortunato composto oltre che da me, da Anna Pettinelli, da Silvio Piccinno e da Teo Bellia. Fu una bella scuola dove imparai molte cose. In seguito arrivò l’esperienza con Radio Dimensione Suono”.
Hai avuto modi di fare studi pertinenti alla tua attività?
“Non andò così almeno nelle superiori. Però ricordo che quando feci gli esami di maturità, il presidente di commissione mi chiese cosa avrei voluto fare nella vita. Io parlai della mia passione per la radio e questo mi ha aiutato nel voto finale. La radio mi ha portato sempre bene”.
Quando ripensi alle tue numerose esperienze passate, quale ti fa venire i brividi?
“L’ultima su RTR 99. Non sono una nostalgica, mi piace guardare al presente e al futuro. Ogni volta che vado in onda è come per lo sportivo lo scendere in pista oppure per l’attrice andare a teatro. L’ultima e quella da fare è sempre la migliore”.
Hai accettato il massiccio avvento della tecnologia in radio e la sovraesposizione tramite social e radiovisione?
“Non mi ha cambiato nulla, anzi la radiovisione mi ha costretta a prendere più cura di me. Adesso almeno cinque giorni a settimana mi trucco. In un certo senso sono stata spronata riguardo la cura della persona. Personalmente non amo promuovermi tramite i social. La nostra generazione ha puntato tutto sulla passione, partendo dalle case dove abitavano i proprietari o dalle cantine. Oggi nel mondo dello spettacolo, i giovani sono stati formati in un certo modo, creando quindi un business formativo con le accademie. Noi veniamo da anni in cui siamo stati molto liberi, di giocare, sbagliare, inventare ed esprimerci, mentre adesso le nuove generazioni entrano nei sistemi tritacarne che propongono le radio. Per carità, c’è professionalità, forse molto più di prima, ma noto tanti giovani tutti uguali”.
Una radio attuale che hai ascoltato con attenzione.
“Radio Subasio che è lontana dalla mia concezione, però mi piaceva quella umanità e vicinanza che trasudava dal microfono. E’ stata per me una piccola lezione per essere più vicina all’ascoltatore”.
Cos’è per te il successo?
“Fare ciò che piace e farlo bene”.