di Silvia Giansanti
Se nei numeri precedenti abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con il grande Gigi Marziali, non potevamo non dare spazio ad un altro storico conduttore radiofonico del programma “Supersonic” e cioè Paolo Testa. E’ incredibile come, dopo tutti questi anni, ancora si continua a parlare di un programma radiofonico come se fosse terminato ieri. Attraverso questa rubrica, è interessante apprendere qual è stato il percorso di chi ha fatto per primi la radio. Altro che talent di oggi! Il mezzo radiofonico che recentemente ha compiuto i suoi bei cento anni, ha visto al microfono migliaia e migliaia di voci. Quella di Paolo è davvero unica e particolare e ci è rimasta dentro.
Cosa fa nella vita oggi Paolo Testa?
“E’ pensionato e bada ai suoi nipoti, conduco la vita da normale nonno. Sono in pensione dal 2010”.
Secondo te perché oggi si parla ancora di “Supersonic”? Che effetto ti fa?
“Sicuramente alberga in me un po’ di nostalgia, mi fa sempre un certo effetto parlarne. E’ stato periodo particolare della mia vita. Il programma ha aperto sicuramente le porte ai successivi programmi radiofonici. Ha fatto da apripista”.
Cosa ricordi con più nostalgia?
“La colonna musicale che era particolare per quell’epoca a cui la Rai prima di noi, non era abituata. Non vorrei usare una parola grossa, ma è stato un programma rivoluzionario”.
Il tuo orientamento in fatto di gusti musicali?
“Ho sempre amato la musica italiana, il cantautorato che ha fatto la storia. Inoltre amavo certa musica straniera che ancora non era ascoltata in Italia come quella dei Pink Floyd o Led Zeppelin. Tutti gruppi rock che provenivano dall’Inghilterra”.
Come nasci radiofonicamente?
“Feci un concorso per annunciatori radiofonici nel 1968 e, una volta superato, fui assunto direttamente in via Asiago. La mia prima esperienza fu direttamente con la Rai, proprio come Gigi Marziali. Avevo vent’anni”.
Oltre alla Rai hai avuto qualche altro episodio nel privato?
“No, mai”.
Oggi ti ritroveresti a lavorare in una radio del 2024 con tutta la sua tecnologia?
“Penso di no. Sono della vecchia scuola, di vecchia impostazione e vecchio io”.
Ci vuoi raccontare qualche esperienza con i radioascoltatori?
“Mi è rimasta impressa una signora anziana che mi portò in sede di prima mattina un cavalluccio siciliano di legno colorato, per ringraziarmi della compagnia che le facevo”.
Colleghi che ricordi ancora oggi con affetto?
“Con Gigi Marziali c’è un rapporto fraterno direi. Aggiungerei gli altri del gruppo come Paolo Francisci e Antonio De Robertis. Noi quattro abbiamo condotto ‘Supersonic’. Ogni tanto ci sentiamo”.
Ascolti oggi la radio?
“Pochissimo, guardo più la tv”.
Ti manca il tuo lavoro?
“No, ho dato tutto, ho detto stop, non ho più voglia”.
Hai avuto modo di ritrovare persone con le quali hai lavorato all’epoca tramite i social?
“Non ne faccio uso. Ho un profilo Facebook inutilizzato”.
Attualmente quali sono le tue passioni di vita?
“Come detto, guardo la televisione e mi dedico ai nipoti che mi assorbono molto”.