di Mariagrazia Cucchi
Mentre la 75esima edizione del Festival di Sanremo continua a far parlare di sé, soprattutto sui social, e gli artisti si preparano per lunghi tour estivi, questo mese ho deciso di portarvi dietro le quinte di una delle canzoni più particolari che abbiamo potuto ascoltare tra quelle proposte dai big in gara.
Sì, perché spesso ci dimentichiamo che dietro le luci del palco e gli abiti scintillanti ci sono autori, compositori e produttori che lavorano per mesi per cucire addosso a un artista il giusto “vestito musicale”. Durante la mia incursione a Sanremo ho avuto il piacere di incontrare due giovani che proprio di questo si occupano e che mi hanno davvero incuriosito. Ho dunque deciso di addentrarmi ne… “La tana del granchio”, brano presentato in gara da Bresh – nome d’arte di Andrea Brasi – un brano raffinato e dalla spiccata originalità nel sound che esplora le fragilità umane e descrive il mondo dell’artista attraverso l’attento e sensibile lavoro di Dibla, al secolo Luca Di Blasi, insieme ai colleghi e compagni di avventure Jizz e Shune.
“Come dichiarato dallo stesso Bresh – spiega Jizz – il titolo del brano fa riferimento al suo segno zodiacale: quello del cancro. La canzone parla di una relazione e della difficoltà nell’esprimersi, nel doversi aprire quando si provano emozioni contrastanti che ti fanno avere dei ripensamenti. Si tratta di un brano molto criptico, è un dialogo con la propria coscienza. Il pezzo nasce molto in freestyle, il significato si è evoluto durante la composizione, anche se il messaggio è rimasto fondamentalmente lo stesso: la canzone è il contenitore dei suoi pensieri, il granchio è l’artista che esprime cose, talvolta anche scomode, appartenenti alla sua vita, in maniera enigmatica”.
Dibla in proposito sottolinea: “Con Bresh lavoriamo sin dagli inizi, dai tempi di brani come ‘Che Dio mi aiuti’, così come con Shune, mentre con Jizz, che è entrato in squadra poco dopo, portiamo avanti anche altri progetti, ma siamo tutti parte di un grande e affiatato gruppo. Siamo felici di aver scritto brani fondanti della carriera di Andrea, ovvero Bresh”.
In quanto al loro coinvolgimento all’interno del Festival, entrambi si sono divisi tra i riflettori e il backstage: “Facciamo parte di Drilliguria, il collettivo dei rapper genovesi – la flotta della Repubblica marinara del rap italiano Ndr – Ci sono stati diversi momenti che ci hanno visto coinvolti, oltre a quello con Bresh: abbiamo preso parte alla direzione del suono della messa in onda, dato il nostro contributo agli arrangiamenti e suonato con Tedua nella serata di sabato a Sanremo. Indossavamo con orgoglio la casacca del collettivo”.
Ma come nasce la passione per la musica di questi due giovani rampanti autori e produttori? Quali sono i loro punti di riferimento?
“Io sono nato nel ‘97 – racconta Jizz – e verso i dieci anni ho iniziato a suonare con mio fratello, in arte Sethu, in piccole band. Il mio primo grande riferimento musicale, grazie a mio padre, sono stati i Pink Floyd. Da lì mi sono perso nella produzione del rap, dove sono rimasto per una ventina d’anni. Ho prodotto e registrato praticamente tutti i rapper della zona di Savona. Nel 2017 mi sono trasferito a Milano e da lì è iniziata un’escalation: sono entrato in contatto con il collettivo ed è scattata la scintilla che ha fatto girare le cose per il meglio. Devo ringraziare in particolare il mio manager Tobe, che mi ha inserito nel collettivo e mi ha permesso di iniziare la collaborazione con Dibla”.
Anche Dibla inizia molto presto ad avvicinarsi alla musica: “Sono del 1991, nasco come chitarrista e ho vissuto varie realtà in adolescenza, dal punk al funky, suono da quando avevo nove anni. L’ambiente in cui ho cominciato a lavorare è l’alternative rock. Con Shune ho iniziato ad esibirmi nella provincia di Pavia, poi abbiamo preso strade diverse: io alternative rock e lui elettronica. Insieme alla mia band ho collaborato con gruppi come Subsonica, Linea 77… Mi trovavo in un ambiente particolare, ma ho sempre avuto la passione per l’hip hop e per la musica contemporanea. Con Shune ci siamo sempre confrontati sui rispettivi progetti, finché un giorno abbiamo detto: perché non facciamo qualcosa insieme, provando a riportare delle sonorità un po’ più cantautorali nella musica di oggi? Abbiamo iniziato ad elaborare delle basi che utilizzassero un po’ di più il suono di chitarra e pianoforte all’interno dell’hip-hop… e da qui è nato il sound di Bresh. Insomma, abbiamo lanciato una spruzzata di cantautorato su base moderna. In “Oroblu”, l’album più importante di Bresh, abbiamo creato questa svolta sonora, ed è uscito questo suono caratteristico”.
Tra i progetti in corso c’è anche quello con il rapper Sayf, col quale i due stanno lavorando alla realizzazione di un disco, ed entrambi saranno coinvolti come musicisti in due live dell’artista a Milano ad aprile. Dibla sarà impegnato anche con il tour europeo di Tedua e con quello nei palazzetti di Bresh. Si prospetta dunque un anno parecchio movimentato per i giovani producer. Ma per Jizz c’è anche in arrivo una nuova collaborazione con il fratello: “Insieme a Sethu stiamo preparando il nuovo album, che descriverà un suo momento di maggiore consapevolezza e in cui verranno smorzate le atmosfere dark a cui ci ha abituati”.
Come ultima, doverosa domanda chiedo loro qual è l’artista con cui vorrebbero collaborare un giorno.
“Vasco Rossi – esordisce senza indugio Dibla – perché a mio parere rappresenta la dannazione della giovinezza, sarebbe bellissimo poterci sedere l’uno di fronte all’altro e confrontarci. Sentirei molto la differenza d’età tra di noi ma solo per una questione di esperienza, non per il fattore anagrafico”.
Anche per Jizz c’è il sogno di una collaborazione con un grande cantautore emiliano: “Sicuramente Cremonini: in questo momento della mia vita è un artista che ascolto spesso insieme a mio fratello, ci piace moltissimo il suo sound e il suo modo di scrivere”.
… E allora tendiamo l’orecchio all’originalità e alla sensibilità di questi giovani produttori, ben decisi a far evolvere e contaminare la musica italiana, augurando loro di far soffiare un vento nuovo sullo splendido mare della Liguria.
Photo credits: Claudia Campoli / Andrea Tafel