A cura di Patrizia Brancati – Naturopata
Come ha avuto origine la vita? Tra le ipotesi quella del brodo primordiale o prebiotico.
Miliardi di anni fa, nell’ambiente terrestre erano presenti i quattro elementi fondamentali per la vita: idrogeno, ossigeno, azoto e carbonio. Con tutta probabilità, una scarica elettrica, come quella generata da un temporale, ha portato alla sintesi di piccole molecole organiche, che, trasportate dalle pioggie nella massa oceanica allora esistente, si sono accumulate, dando vita a quel brodo prebiotico in cui si sarebbero formate le prime cellule. Se pensiamo che da una scintilla possa essere scaturita la vita, che ci sono voluti miliardi di anni per giungere sino a qui, non possiamo non provare un’immenso stupore per questo miracolo, che ci ricollega al mistero profondo dell’esistenza.
Nasce l’uomo, in un pianeta sconosciuto, spesso ostile: si fa amica la natura, osserva il cielo, le stelle, scruta l’aria, fiuta gli animali, impara a vivere. Si riproduce, coltiva, costruisce, crea, inventa, scopre come adattarsi, e come trarre beneficio dall’ambiente circostante.
Resiste alle intemperie, battuto dai venti e dai temporali, sa vivere con poco e resiste al digiuno, al freddo e al sole cocente per arrivare, passo dopo passo sino a Noi… A questo tempo in cui l’uomo dialoga con l’intelligenza artificiale e si stupisce delle capacità di quest’ultima, dimenticando da dove è arrivato sino a qui. Si sente padrone della terra, il pianeta è suo, non se lo fa più amico, ma lo possiede, lo sfrutta, lo riempie di plastica ed immondizia, inquina i suoi cieli, i suoi oceani e la terra, per poi accorgersi che sta inquinando sè stesso.
Siamo nati da una scintilla, siamo immersi in campi elettromagnetici naturali e per migliaia di anni con questi ultimi abbiamo convissuto e ci siamo adattati, e laddove il campo elettromagnetico era troppo intenso per poterci vivere, l’uomo non costruiva, non sostava, per sensibilità ed istinto.
Adesso, in poco più di vent’anni, la tecnologia radiomobile ha fatto passi da gigante, il mondo della comunicazione è stato stravolto dall’arrivo dei cellulari e da internet e siamo passati dal brodo primordiale, da cui ha avuto origine la vita, ad essere immersi in un brodo elettromagnetico artificiale sempre più pervasivo ed intenso.
Da fine aprile 2024 i limiti cautelativi e precauzionali di esposizione della popolazione italiana ai campi elettromagnetici, sono passati da 6 V/m a 15 V/m nella media delle 24h, in seguito all’entrata in vigore dell’art. 10 di cui alla Legge n. 214 del 30 Dicembre 2023.
Gli studi scientifici sono innumerevoli, e molti attestano i rischi e i danni per la salute umana, l’ambiente e l’intero ecosistema.
Quali sono i rischi a medio e lungo termine?
Uno degli studi più importanti è quello condotto contemporaneamente in America ed in Italia, da un lato dal National Toxicology Program e dall’altro, dall’istituto Ramazzini di Bologna, a partire dal 2013. Entrambi gli studi, sono giunti alla stessa conclusione: hanno evidenziato l’aumento di tumori a livello del sistema nervoso centrale e periferico, danni al DNA, aumento dello stress ossidativo.
I rischi non sono solo di tipo oncologico, ma anche di tipo neurologico, riproduttivo e metabolico e questo si riferisce non solo alle radiazioni emesse da cellulari, pc e tablet, ma anche alle radiazioni emesse dalle antenne e dalle stazioni radio base e da altri dispositivi ormai ubiquitari, quali wi-fi urbani e domestici, varchi magnetici, bluetooth, etc, ai quali le persone vengono esposte contemporaneamente e con effetti sommatori.
In attesa che i legislatori comprendano che il diritto alla salute deve essere anteposto ad interessi di aziende private, quali accorgimenti dobbiamo avere per ridurre i rischi?
A mio parere è fondamentale e necessario insegnare comportamenti correttivi nell’utilizzo della tecnologia e degli smartphone a tutela della salute dell’intera polazione, ed in particolar modo delle fascie più fragili, quali bambini, anziani, donne in gravidanza, portatori di pacemaker e di apparecchi cocleari, elettrosensibili, persone affette da sensibiltà chimica multipla (MCS) e fibromialgia, patologie queste ultime sempre più diffuse, al punto che in Svezia l’elettrosensibilità (EHS) è riconosciuta come disabilità funzionale, ed alcuni tribunali l’hanno riconosciuta come malattia professionale in Francia, Germania e Spagna.
L’elettrosensibilità è “una reazione avversa ai campi elettromagnetici, caratterizzata da un’ampia gamma di sintomi specifici che possono variare con intensità e durata e sono vissuti da alcuni come risultato dell’esposizione sul posto di lavoro, o in casa, a campi elettromagnetici emessi da varie sorgenti, sia a bassa che ad alta frequenza” (Prof. Johansson 2006).
Ma quali sono i sintomi più frequenti?
Cefalee, insonnia o sonno non ristoratore, debolezza e facile esauribilità fisica, riduzione della memoria e deficit di concentrazione, dolori localizzati e diffusi, eruzioni cutanee, disturbi uditivi, visivi e pressori che possono causare sanguinamenti nasali e palpitazioni cardiache.
Dato che l’aumento dello stress ossidativo è uno dei più frequenti effetti non termici dei campi elettromagnetici, è importante avere uno stile di vita sano, una vita attiva e nutrirsi in modo vitale, mantenendo performanti i sistemi di detossificazione ed utilizzando sostanze antiossidanti come vitamina C, resveratrolo, melograno, bromelina, curcumina , glutatione, melatonina. Molto indicate, previa specifica anamnesi e sotto stretto controllo medico, le grandi autoemoinfusioni con ossigeno ozono e la fleboterapia con mix di sostanze antiossidanti e attivanti la funzionalità epatica.
Tra i comportamenti da adottare, al fine di limitare e ridurre la propria esposizione ai campi elettromagnetici, ci sono piccoli accorgimenti nell’uso quotidiano di smarthphone, tablet e reti wi-fi:
1) se si ha sul proprio smartphone la predisposizione 5G, deselezionarla, in quanto le latenze tra 4G e 5G, non sono percepibili per il normale utilizzo dello smartphone;
2) quando si telefona usare preferibilmente auricolare o vivavoce;
3) se si tiene lo smartphone lontano 30 cm dal corpo, si riduce di circa 1000 volte la propria esposizione ai campi elettromagnetici;
4) se non si utilizza l’auricolare o il vivavoce, effettuare chiamate di breve durata ed alternare l’orecchio;
5) meglio non tenere lo smartphone in camera da letto, ma qualora non fosse evitabile questo comportamento, mettere il dispositivo in modalità aereo e tenerlo ad una distanza superiore al metro;
6) quando c’è poco segnale, evitare di telefonare: poche bande di segnale, significano più emissioni elettromagnetiche, perchè lo smartphone aumenterà di molto la sua potenza per fornire il servizio;
7) stesso comportamento occorre adottare sui mezzi di trasporto, nei quali, per effetto della schermatura dell’abitacolo, c’è poco segnale e lo smartphone in queste condizioni emette molto di più;
8) ove possibile navigare con il wi-fi invece di utiizzare la rete mobile: le antenne wi-fi emettono migliaia di volte meno potenza rispetto alle reti mobili, ed in più con la stessa qualità di navigazione, si riduce anche l’inquinamento elettromagnetico ambientale;
9) in casa, anche per il wi-fi, prediligere la linea dati fissa cablata come la fibra ottica, la quale non genera radiazione elettromagnetica a differenza di smartphone o di altri dispositivi usati come hot-spot, i quali si appoggiano alle reti mobili;
10) posizionare il modem wi-fi preferibilmente ad un paio di metri da dove ci si intrattiene più a lungo.
Tutti questi suggerimenti valgono ancor di più per i bambini, che hanno un cervello in crescita e una scatola cranica nettamente più sottile di un adulto.
I bambini devono essere protetti, utilizzare il cellulare non prima dei 13 o 14 anni, ed essere resi consapevoli sul loro corretto utilizzo e sui rischi per la salute.
Adesso che hai ricevuto queste informazioni, puoi cercare, documentarti, chiedere e scegliere più salute per la tua vita, per la tua famiglia, i tuoi figli, la comunità e l’ambiente in cui vivi!
Per saperne di piu: www.patriziabrancati.it
“Le informazioni contenute in questo articolo, non costituiscono nè terapia, nè cura ed hanno scopo puramente informativo ed in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento”